Sguardi Periferici continua nel 2023 in una forma del tutto nuova.



Se nel 2022/2023 il progetto transnazionale Zukunftswerkstatt Europa ci aveva visto partecipare ad Urbilab Peripherie con una serie di laboratori condotti attivamente sul territorio, adesso ci approcciamo al workshop che riflette sulle periferie urbane in maniera del tutto nuova e digitale.

Al termine della scorsa esperienza, il Team di Aste&Nodi ha elaborato un kit di tutti gli strumenti necessari affinchè Sguardi Periferici possa continuare e diffondersi autonomamente in Italia e in Europa. Insieme al Goethe Institut Neapoliten, infatti, Sguardi Periferici è arrivato a Parigi con il Collège/lycée Jeanne d'Arc e ad Alcobendas (Madrid) con L’istituto Francisco Giner de los Ríos che fruiscono del kit digitale gratuitamente sulla piattaforma Miro che diventa così uno spazio comune per la riflessione e il lavoro di gruppo.

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AuthorFabio Landolfo

Anche se il peggio sembra essere passato è possibile fare attività educative all'aperto solo rispettando delle rigorose regole per prevenire una nuova diffusione di Covid-19.

Tra le più pesanti da accettare e difficili da far rispettare c'è la necessità di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro tra i partecipanti, atto innaturale per gli essere umani e ancora di più per quelli di giovane età.

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Il distanziamento fisico non deve essere una distanza sociale.



Il laboratorio

Traduciamo questa regola in un gioco, rappresentando in maniera divertente le distanze e le imposizioni. Proviamo ad alleggerire il peso delle restrizioni e a utilizzare questa opportunità per rigenerare spazi della scuola, recuperando un pezzo dell'area aperta antistante la palestra di solito destinata a parcheggio e costruendo la prima aula all'aperto utile per queste settimane estive e per le attività didattiche future.

Disegnare il nostro mondo per metterlo in connessione con quello degli altri significa attribuire un significato simbolico alle relazioni.

Dargli una forma temporanea per lasciare spazio ai colori di tutti, infatti, ci consente di non imbrigliare la fantasia in una regola.

 

Le attività

L'area di circa 60mq destinata ad essere il cuore centrale dell'aula dei legami sarà preparata con un disegno di un universo immaginario con costellazione e pianeti. Verrà chiesto ai partecipanti di rappresentare in ciascun pianeta, collocato a distanza di sicurezza dagli altri, gli elementi rappresentativi del proprio mondo utilizzando dei gessetti colorati. Questa attività verrà riproposta settimanalmente per dare la possibilità ai nuovi partecipanti di colorare il proprio pianeta e a chi già lo ha fatto di cambiare idea.

La scuola

Le attività si svolgeranno presso I.C. Russolillo - Napoli.

 

Il programma

  • martedì 16 giugno ore 09 – 13

  • lunedì 23 giugno ore 09 – 13

  • lunedì 29 giugno ore 09 – 13

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AuthorFabio Landolfo

Il lockdown imposto a seguito della pandemia da Covid-19 ha costretto a casa circa la metà della popolazione mondiale. Tra le conseguenze inattese di questa misura c'è stato un inaspettato ritorno della natura in città. Le strade deserte hanno ospitato nei giorni di chiusura animali provenienti da aree limitrofe e le aiuole, i giardini, gli interstizi tra le superfici urbane si sono ripopolati di specie arboree spontanee. Tra le preziose occasioni che ci offre questo momento c'è la possibilità di ripensare il nostro rapporto con la natura.

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“Chi ha occhio trova quel che cerca anche ad occhi chiusi”

Marcovaldo ovvero le stagioni in città. Italo Calvino

La bellezza è dove vivo

Ri-conoscere le manifestazioni della natura come manifestazioni di bellezza, anche e soprattutto nei luoghi che attraversiamo tutti i giorni.

La bellezza è anche scoperta

Stimolare la vista a riconoscere la (bio)diversità significa anche stimolare il pensiero a valorizzare la complessità.

La bellezza è riappropriazione

Di solito le erbacce si strappano. Noi, invece, vogliamo dare valore a quella natura che di solito viene considerata di serie B, perché prendersene cura significa prendersi cura dei luoghi. Vorremmo dare la possibilità alle erbacce di riappropriarsi dei propri spazi, perché vorremmo mettere radici, le nostre, negli spazi a cui abbiamo diritto.

Il laboratorio

I giardini della scuola, trascurati da giardinieri e poliziotti sono diventati una rigogliosa foresta di sorprese: piante, fiori, alberelli, cespugli, insetti e altre meraviglie popolano il ricco eden.

Andiamo alla scoperta di tanta bellezza, impariamo a riconoscerla, curiamola e diamogli spazio. 

Le attività

Un laboratorio per conoscere le piante spontanee che crescono nel quartiere fatto di 3 passi: 

  • imparare a riconoscere le piante spontanee, comprenderne la funzione e le caratteristiche;

  • costruire un erbario della scuola e del quartiere;

  • realizzare, in un'aiuola circoscritta, un piccolo giardino della biodiversità.

La scuola

Le attività si svolgeranno presso I.C. Russolillo - Napoli.

 

Il programma

  • giovedì 18 giugno ore 10 – 13

  • martedì 23 giugno ore 10 – 13

  • giovedì 25 giugno ore 10 – 13



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AuthorFabio Landolfo

Siamo nel pieno della fase due e una cosa sembra chiara: la scuola non è una priorità in questo Paese. Certo avevamo avuto qualche indizio dai continui tagli dei fondi pubblici delle ultime due decadi e dalla superficialità con cui si è discusso di riforma almeno nell'ultima decina di governi, ma se c'è una cosa che non mi sarei aspettato in un tempo così breve è la rinuncia a garantire l'accesso all'istruzione a circa 8 milioni di studenti.

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Dall'inizio di marzo le normali attività didattiche hanno lasciato il posto ad una pratica entrate nel gergo comune come DAD (didattica a distanza) una serie di piattaforme che consentono agli insegnanti di spiegare, assegnare compiti, interrogare e svolgere altre attività da remoto. Dopo una prima fase di assestamento del tutto giustificabile dalla novità dello strumento, la DAD è diventata ormai una pratica comunemente accettata come surrogato della scuola tanto da meritarsi l'elogio del Presidente del Consiglio durante il suo ultimo discorso alla nazione e a convincere i vertici del ministero a riproporla nel prossimo anno scolastico senza suscitare discussioni né levate di scudi. Ma è davvero così? Possiamo sostituire la scuola con la DAD? Cosa cambia?

Dopo i primi due mesi di sperimentazione, abbiamo qualche elemento in più per poter valutare il funzionamento di questo dispositivo arginando sia la deriva anti-tecnologica che l'illusione iper-modernista.

Se da un lato è notevole lo sforzo fatto da molti docenti e dirigenti scolastici per riorganizzare il lavoro e adeguarlo a questo nuovo strumento, d'altro lato la poca presenza e la scarsa partecipazione degli studenti alle attività sollevano qualche dubbio sulla capacità della didattica a distanza di sostituirsi alla più tradizionale scuola in presenza, per diversi ordini di ragioni.

  1. Il primo motivo è l'assoluta incapacità della DAD di trattare le differenze, siano esse cognitive, fisiche o comportamentali. Come sa chiunque è entrato in contatto con uno studente che necessita di un supporto specifico, i risultati più soddisfacenti si ottengono quando il suo percorso formativo viene preso in carico dal gruppo classe che si fa agente attivo per superare i limiti e le difficoltà del singolo. Quando l'ordinaria attività didattica è relegata alla dimensione domestica e individuale si perde il valore aggiunto del gruppo.

  2. Un secondo tema, molto più indagato, riguarda la l’indisponibilità di strumenti informatici da parte degli studenti provenienti da famiglie con meno risorse economiche e relazionali. La risposta pubblica è stata fornire device in comodato d'uso gratuito per tamponare il problema senza prenderlo in carico davvero. All'indisponibilità degli strumenti si aggiunge infatti l'iniquità territoriale della diffusione della rete e la carenza di spazi domestici adeguati per dedicarsi alla didattica a distanza, problemi che necessitano risposte più complesse e durevoli.

  3. Terzo elemento riguarda la rinuncia della funzione educativa della scuola. Anche superati i limiti dei punti precedenti, possiamo ritenere possibile che la didattica a distanza riesca a istruire gli studenti, fornendogli un insieme di nozioni utili ad uno scopo, ma difficilmente si può immaginare che attraverso la condivisione di contenuti digitali si possa educare. La trasmissione di valori irrinunciabili, il pieno sviluppo della persona umana (come indicato dall'art. 3 della nostra carta costituzionale) richiede la costruzione di legami empatici, emozionali e sociali che vanno oltre la costruzione di competenze. In molti hanno fatto l'esperienze tra i banchi di scuola di partecipare al racconto di una persona sopravvissuta ai campi di sterminio o di un familiare di una vittima innocente di mafia, in molti non dimenticheranno per il resto dei propri giorni quel raccolto. Perché quella persona era presente con le sue fragilità, le sue emozioni e la sua umanità. Questo non è possibile a distanza.

  4. In fine, seppur con molti limiti la scuola resta ancora il luogo in cui persone di cultura diversa, di diversa etnia ed estrazione sociale, provenienti da contesti familiari diversi, si incontrano, si conoscono, si scontrano e imparano a sviluppare relazioni e legami. La scuola è il luogo in cui le relazioni sociali prendono forma, in cui si impara a sviluppare il concetto di comunità, di collaborazione, di gruppo, di pubblico. Tutto questo avviene sopratutto nei momenti di scuola che non vedono al centro la didattica, nei corridoi, nei bagni, durante l'intervallo, nelle ore di spacco, all'entrata o all'uscita di scuola, durante il tragitto. Che spazio c'è nella didattica a distanza per questo?

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In conclusione la scuola non può essere solo didattica a distanza, la DAD può essere utile, può integrare e supportare la scuola come la conoscevamo ma non si può sovrapporre o sostituire ad essa. La scuola non è un software per apprendere nozioni ma è uno spazio pubblico, un luogo di confronto, di conflitto, di condivisione e di inclusione sociale. Rinunciare alla scuola come luogo, ad oggi per 6 mesi ma con nessuna garanzia sul futuro, vuol dire scegliere di costruire una società più iniqua.

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AuthorFabio Landolfo

Da rivistailmulino.it 16/04/2020

Non c’è più alcun dubbio, questi giorni ce li ricorderemo per molto tempo. I rapporti sociali, i processi economici, le relazioni tra Stati che conoscevamo non ci saranno più. Non c’è commentatore politico che non ripeta come una cantilena che quello che stiamo attraversando è il momento più difficile (per ora, aggiungo io) dopo la Seconda guerra mondiale. Non so se il paragone sia corretto, e forse è troppo presto per capirlo, ma se fosse vero sarà necessario, così come allora, riscrivere le regole del nostro vivere comune, del nostro essere società. Bisogna immaginare il mondo di domani, provando a «riconoscere le possibilità non realizzate che sonnecchiano nelle pieghe del presente», utilizzando le parole del filosofo francese André Gorz. Ripensare le regole del vivere insieme vuol dire soprattutto riconsiderare il funzionamento e il ruolo delle istituzioni e il loro essere un bene comune, come spiegava Carlo Donolo (L'intelligenza delle istituzioni, Il Mulino, 1997).

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La gestione del Covid-19 dice molto su quali modelli la classe politica europea sta cercando di inseguire e quanti limiti mostrano nella complessità della società liquida. Prendiamo tre immagini che hanno segnato la narrazione della crisi: l’arrivo all’aeroporto di Milano della brigata medica cubana Henry Reeve; la oligarch-tax varata da Putin per contrastare gli effetti economici della diffusione del virus in Russia; la costruzione in soli dieci giorni dell’Ospedale di Wuhan. Questi tre episodi hanno tutti un elemento comune: sono realizzati da governi autoritari di Stati che sacrificano trasparenza, condivisione e democrazia e in cui il rapporto tra Stato e società non è negoziabile. Le azioni intraprese da questi Paesi, tutte condivisibili, hanno solo un problema: non sembrano realizzabili nelle democrazie europee. 

Negli Stati in cui la democrazia impone un bilanciamento tra poteri dello Stato e diritti dei cittadini, imporre regole rigide, sospendere libertà, chiudere frontiere e intimare comportamenti e stili di vita è molto più difficile sul lungo periodo.

Qual è, quindi, l’alternativa degli Stati democratici? Che cosa ne sarà dell’Europa?

L’impatto della pandemia è determinato da tre fattori: lo stato di salute dei sistemi sanitari nazionali, la capacità delle istituzioni di lavorare nell’incertezza e il patrimonio di fiducia di cui dispongono; su questi ultimi due punti gli Stati europei non hanno alternative che chiedere aiuto. Per ritornare al citato saggio di Donolo, le istituzioni non sono soggetti astratti e monocratici, non sono enti estrani da aggirare appena possibile. Le istituzioni sono una casa comune, un luogo condiviso di cui curarsi e da far crescere insieme. Di luccichii di speranza in questi giorni bui ce ne sono stati molti: il senso d’identità dei canti al balcone, l’intelligenza collettiva dei maker che hanno stampato in 3d elementi mancanti dei respiratori, la condivisione di cultura in Rete in maniera libera e gratuita.

Se i governi iniziassero a guardare fuori dalle proprie stanze vedrebbero comunità ricche, esperte e capaci di produrre soluzioni, dovrebbero solo iniziare a pensare che queste sono parte stessa delle istituzioni.

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Tra le varie forme in cui la società si organizza, una particolare rilevanza è da attribuire alle realtà organizzate che hanno il merito di generare servizi pubblici a elevato impatto sociale: cooperative di comunità, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali. Queste realtà non hanno solo il merito di coadiuvare l’offerta di beni e servizi pubblici ma molto spesso lo fanno generando sinergie e reti. Proprio la particolare attenzione al come ha creato inaspettate alleanze tra soggetti diversi. Se per anni il passo indietro del pubblico nell’erogazione dei servizi ha sostanzialmente generato la privatizzazione dei canali di accesso, nell’ultimo decennio questo spiraglio ha permesso lo sviluppo di nuove forme di Welfare che hanno visto una grande centralità della comunità. Parole come co-progettazione, autonomia, rigenerazione hanno intriso il lavoro di questi soggetti e hanno ridisegnato, a partite dal sistema di Welfare, il rapporto tra istituzioni e cittadinanza, tra individuo e collettività tra Stato e comunità

Ci sarebbe da aspettarsi che la consapevolezza di questo portato possa bastare per mettere al riparo il mondo del terzo settore in questo momento di crisi, ma non è così. In Rete si moltiplicano gli appelli e le petizioni, mentre le urla di aiuto degli operatori trovano ascolto solo nelle iniziative individuali delle fondazioni bancarie; nessuna misura è ancora stata presa dal governo per tutelare e garantire queste realtà. In questa dimenticanza non c’è solo la colpevolezza nel trascurare un pezzo rilevante di economia che conta circa 850 mila occupati, ma dimostra di non aver compreso il portato del cambiamento in atto.

La ridefinizione in senso plurale della sfera pubblica necessita che gli spazi di rappresentanza dei bisogni e di offerta di servizi siano mutevoli e generativi. Dimenticare in questo momento il terzo settore vuol dire lasciare per strada un pezzo dello Stato.

Se si vuole avere un futuro come comunità nazionale, è necessario tutelare la dimensione pubblica, che però non è più sovrapponibile con le forme statali o degli enti locali. Insomma, se questa è davvero una guerra come ce la raccontano, bisogna scegliere quali sono i valori per cui combattere. Se cooperazione, solidarietà, condivisione e comunità sono valori che vogliamo portare nel mondo post-pandemia, dobbiamo sceglierlo oggi, partendo dalla difesa degli enti del terzo settore e costruendo istituzioni più intelligenti.

Source: https://www.rivistailmulino.it/news/newsit...
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AuthorFabio Landolfo

MATRICI IDENTITARIE

RACCONTARE PER REINVENTARE LUOGHI E COMUNITÀ

Il laboratorio ha avuto lo scopo di fornire ai giovani stimoli e strumenti di lettura multidisciplinare del territorio di appartenenza, attraverso la raccolta di memorie individuali e collettive, testimonianze, saperi artigianali ed altri elementi di caratterizzazione, e raccontarle mediante tecniche di innovazione digitale e marketing territoriale. Coinvolgere ed interpellare i giovani in quanto users del territorio, attuali e futuri, non ha significato solo esplorare il sistema delle relazioni e delle interazioni, ma ha anche sviluppato uno strumento utile per la comprensione, la sensibilizzazione e l’integrazione socio-culturale con il territorio di appartenenza.

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L’osservazione sull’uso degli spazi e sulle risorse che li circondano ha trovato espressione nell’ utilizzo del digitale, attraverso cui il contesto reale si fonde con il virtuale per dar vita ad un habitat denso di “tracce” visive, storiche, emozionali e sensoriali, riassunte in mappa digitale comune con più livelli di lettura. Per realizzarla si sono effettuate in un primo momento sopralluoghi sul territorio che, sono stati necessari per la lettura di elementi ed usi dello spazio significativi, stimolando riflessioni ed osservazioni sui luoghi osservati. Gli elementi, definiti “sensation points”, identificano quindi delle “personal flags” e possono essere: spazi abbandonati o in situazioni di degrado che meritano di essere migliorati per le loro potenzialità, luoghi della memoria, spazi della socializzazione, luoghi della cultura, luoghi che regalano positività o che al contrario trasmettono emozioni negative, luoghi e monumenti di pregio, simboli, persone e storie del passato, luoghi degli antichi mestieri, etc. Le informazioni selezionate e raccolte tramite foto, interviste o video, sono state trasferite prima su una mappa cartacea, specchio del punto di vista dei giovani e successivamente tradotta in formato digitale.

Gli elementi chiave del mapping, inoltre,hanno costituito una rete di QR code collocati presso i luoghi e i riferimenti urbani, direttamente collegati con i canali internet. Strumenti digitali open source come Google Map e Open Street Map hanno aperto alla possibilità di contribuire alla creazione di cartografia digitale, non più solo strumento passivo di orientamento e localizzazione, bensì spazio interattivo capace di contenere differenti linguaggi (video, immagini, testi ed ipertesti etc.) e grazie a cui l’esplorazione urbana è divenuta rappresentazione di luoghi e comunità, di relazioni tra le persone e tra queste e l’ambiente. L’individuazione, infatti, non ha riguardato soltanto le risorse naturali, storico-artistiche e architettoniche, ma anche i flussi, gli aspetti immateriali come i saperi, le memorie, i modi di vivere, le tradizioni di grande valore.

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L’esito più significativo di questo percorso è stato diventare il punto di partenza di azioni di co-design, progettazione collaborativa, autocostruzione di spazi pubblici o della quotidianità da usare, ri-usare e condividere; in tal senso lo scopo è stato quello di vita ad esperienze pratiche ispirate ai temi della rigenerazione urbana. Insieme ai ragazzi, è stato individuato uno spazio esito dello studio e delle osservazioni derivanti dalla mappa condivisa. Attraverso lo strumento del patto di collaborazione, l’amministrazione comunale ha affidato lo spazio ai ragazzi che sono diventati i protagonisti attivi di un’azione di riciclo creativo e di di riuso come pratica virtuosa perché spontanea, informale e collettiva.

L’azione condivisa tramite “operazioni culturali leggere” ha stimolato nei giovani la progettualità e la capacità di dar forma alle idee creative, legato ad un’idea più ampia di “riciclare lo spazio” per generare sostenibilità e ripensare a modelli di comunità resilienti che sappiano reinventarsi, riattivarsi e ricreare nuovi rapporti con l’ambiente e il paesaggio, ma anche di innescare forme di reazione agli scenari di declino.

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AuthorFabio Landolfo

Laboratorio sulla Rigenerazione dei luoghi per le scuole aderenti al progetto “Bella Presenza, metodi, relazioni e pratiche nella comunità educante”

Il progetto

“Bella presenza-metodi, relazioni e pratiche nella comunità educante” è progetto con ente capofila la cooperativa Sociale Dedalus di Napoli e del quale siamo tra i 65 partner e nel quale ci occuperemo di scuola e rigenerazione urbana. Il progetto, finanziato dal Fondo a contrasto della povertà educativa con i bandi dedicati all’adolescenza e gestiti dall’impresa sociale Con i bambini, ha l’obiettivo di ridurre la dispersione scolastica degli studenti delle scuole secondarie di I e II grado. L’ASVAPP è incaricata della valutazione di impatto triennale.

I Laboratori

I cambiamenti che hanno attraversato la società all’inizio del XXI secolo hanno avuto significativi risvolti territoriali. Le città hanno, un po’ alla volta, perso il valore simbolico che hanno avuto dei secoli scorsi generando problemi di appropriazione e svuotamento dei luoghi. Lo scopo dei laboratori che Aste & Nodi propone nell‘ambito del progetto “Bella Presenza, metodi, relazioni e pratiche nella comunità educante” è quello di lavorare sulla costruzione di un nuovo rapporto tra le comunità e il territorio a partire dalla scuola.

Bisogna saper riconoscere ciò che sul territorio fa scuola
e ciò che della scuola fa territorio ...
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Rigenerare un luogo vuol dire attribuirgli un nuovo significato.
Non è un processo univoco ma piuttosto un insieme di tentativi ed errori.”
 

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AuthorFabio Landolfo

Sperimentare un approccio partecipativo su alcune politiche messe in campo dalla amministrazione comunale di Portici (NA).

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Cosa

L’idea dell’apertura dei processi decisionali nasce dalla necessità di accorciare le distanze tra amministrazioni e cittadini, di aprire le maglie del policy making e renderlo più trasparente. La partecipazione risponde dunque alla volontà di rendere le decisioni pubbliche più inclusive, da un lato; dall’altro a fronte di una complessità sociale sempre crescente, il coinvolgimento di soggetti diversi, come portatori di saperi molteplici e complementari, risponde in particolare ad una necessità di colmare le sempre più evidenti asimmetrie informative. 

É cruciale che l’oggetto intorno alla quale il processo partecipativo si svolge sia definita nel modo più chiaro ed esplicito possibile; il rischio, al contrario, è quello che si producano delle aspettative generiche - quindi facilmente disattendibili - in chi partecipa e che le arene decisionali si trasformino in “sfogatoi” rispetto a problemi di natura diversa.

Come

Per questo è indispensabile strutturare un percorso chiaro ed individuare gli strumenti adatti per orientare il dibattito verso un obiettivo specifico e permettere al suo interno che tutte le posizioni vengono rappresentate adeguatamente.

Il percorso che proponiamo partirà dall’individuazione di uno o più temi che - insieme all’amministrazione comunale - verranno ritenuti cruciali e particolarmente rilevanti per la città siano essi legati a politiche di breve, medio o lungo periodo. è indispensabile che la discussioni si articoli intorno ad una decisione reale, nella piena disponibilità dell’amministrazione, dal punto di vista tecnico, economico e politico.

Sarà a partire da questi nodi individuati che si chiederà ai cittadini di dare il proprio contributo sia in termini di proposte che di integrazioni. Si aprirà in questo modo un percorso partecipativo, di co-decisione delle politiche in cui saranno previste diverse modalità di confronto sia on-line che off-line; il processo si concluderà con un momento di discussione e confronto che avrà l’obiettivo di strutturare i contributi emersi in forma di proposta.

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AuthorFabio Landolfo